(Corriere della Sera.it)
«La Big society capital voluta da David Cameron nel Regno Unito ha raccolto 357 milioni di sterline da investire in attività con valore sociale entro la fine del 2015. L’impegno però non è stato rispettato. A marzo 2016 i milioni investiti erano soltanto 84», mette in guardia Davide Invernizzi, direttore del settore progetti sociali di fondazione Cariplo. «Sia chiaro, il bisogno di capitali pazienti esiste eccome. Di qui l’idea di aiutare le realtà che hanno le carte in regola a farsi avanti nel modo giusto – spiega Invernizzi -. Finora la galassia del terzo settore si è messa a disposizione del pubblico in ritirata dal welfare. Abbiamo gestito i servizi per i cittadini esternalizzati dalle amministrazioni locali o dalle asl. Spesso con remunerazioni ridotte all’osso – fa il punto della situazione Stefano Granata, alla guida del gruppo Cgm, punto di riferimento per un migliaio di cooperative in Italia a vocazione sociale -. Ma questo non basta. Ci sono tanti nuovi bisogni che potremmo soddisfare. Ma è indispensabile potercontare su una nuova finanza per il non profit. Per fortuna qualcosa si sta muovendo».
Il fondo più atteso è il Fondo italia sociale a cui sta lavorando il finanziere Vincenzo Manes, consigliere del premier Matteo Renzi per il non profit. Un milione verrà messo dal governo ma l’obiettivo è arrivare a 100 milioni nel 2016 e 200 dal 2017 in poi. Il Fis punta a raccogliere contributi a fondo perduto. L’idea è quella di convincere gli italiani a mettere a disposizione una quota anche minima della propria ricchezza finanziaria per sviluppare iniziative ad alto impatto sociale. In grado di creare posti di lavoro. E con le carte in regola, una volta partite, per poter camminare con le proprie gambe. Il 75% dei primi 100 milioni sarà utilizzato per garantire donazioni a fondo perduto. Il 25% per acquisire quote di realtà promettenti. L’idea di Manes non prevede agevolazioni sul piano fiscale per chi dona. Perché «a monte deve esserci un vero atto di generosità gratuita». Per quanto riguarda i fondi chiusi privati, antesignano è il milanese Luciano Balbo, promotore nel 2006 di Oltre venture 1, fondo che ha raccolto 10 milioni di euro da soci privati e ora sta restituendo i capitali. Oggi Balbo fa il bis. Ha raccolto 25 milioni per il nuovo fondo Oltre Venture 2. L’obiettivo è arrivare a 30entro l’estate. Della partita fanno parte anche investitori istituzionali, dal Fondo europeo per gli investimenti ad alcuni fondazioni bancarie, insieme con una ventina di investitori privati. Per continuare a leggere clicca qui